Tottenham-Inter 3-0: Bale & co. frantumano i nerazzurri

‘6 Bale

’18 Sigurdsson

’52 Vertonghen

Ottavi di finale di Europa League. L’odore di champions che si respirava stasera a White Hart Lane ha lasciato stordita un’Inter che evidentemente è rimasta con la testa all’anticamera d’Europa, laddove battere squadre in Kazakistan, Serbia e Romania non è proprio impresa da almanacco. Il Tottenham è terzo in Premier League e vive il momento migliore della stagione, l’Inter al contrario è fragile, di cristallo, una squadra che va in frantumi alla prima scossa.

E la scossa arriva prestissimo, al sesto minuto, quando Bale stacca in area indisturbato, e fa esplodere un già caldissimo White Hart Lane. Il colpo, al solito, è assorbito malissimo, gli Spurs trovano il raddoppio solo dodici minuti dopo: Handanovic si immola su una sassata di Defoe in piena area, ma sulla respinta si getta Sigurdsson che fa 2-0. La partita è già virtualmente chiusa, ma Alvarez le da il colpo di grazia al ’42, quando calcia malissimo solo davanti al portiere. Non ci crede nemmeno lui, si va negli spogliatoi ancora sbigottiti. I tifosi nerazzurri mugugnano. Palacio e Guarin in panchina.

Nel secondo gli Spurs sono totalmente padroni, e trovano forza dall’imbarazzante irrisione che operano ai danni degli avversari. L’Inter non reagisce, e viene bastonata per la terza volta, con Vertonghen, di testa al ’52. Il segnale della resa definitiva arriva quando Palacio finisce per mangiarsi un goal già fatto al ’74. E’ il momento in cui anche i più ottimisti finiscono per comprendere che è una di quelle serate che è meglio far finire il più in fretta possibile.

Finisce 3-o: maltrattati, irrisi, centrifugati. L’urna aveva chiamato l’Inter a una grande prova, e i nerazzurri non hanno risposto. A  San Siro per passare servirà un’altra squadra, ma c’è la sensazione che nemmeno l’Inter più pazza possa bastare a sovvertire un verdetto così impietoso.

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Intrattenitore nel mondo della comunicazione con la passione per il calcio d'antan, è un solista dentro e fuori dal campo, che predica da numero 7 ma razzola da numero 9. Fra il 98' e il 2002 ha inscenato ben 824 repliche dei Mondiali di calcio nella sua cameretta, e ricerca oggi la magia del calcio di un tempo nei campionati con un debito pubblico pericolosamente oltre la soglia di guardia.