Diciannove anni dopo, le super aquile volano più in alto di tutti: Nigeria campione d’Africa.

Correva l’anno 1994. La Nigeria, la  squadra africana più forte  dell’epoca, vinse la Coppa d’Africa tunisina al termine di una combattutissima finale contro lo Zambia, dopo che in semifinale solo la lotteria dei rigori le consentì di superare  la Costa d’Avorio. Anche quest’anno, seppur in fasi del torneo ben differenti, le super-aquile si sono trovate sul loro cammino i Chipolopolo e gli elefanti; in quest’edizione, a differenza di diciannove anni fa,  i favori del pronostico erano  tutti ad appannaggio dei diretti avversari. Invece, grazie a un giusto mix fra giovani emergenti e giovani affermati ma ancora “affamati”, le super-aquile hanno prima eliminato  ivoriani  e zambiesi, e poi, grazie al successo di stasera,  sono tornate a dominare il continente nero.

Il merito principale di quest’impresa  va ascritto all’allenatore Stephen Keshi, che a fine 2011 raccolse una Nigeria allo sbando ed ora, tredici mesi più tardi, consegna la terza coppa d’Africa ai propri connazionali.

La Nigeria si presenta senza la punta Emenike, autore di una coppa d’Africa di tutto rispetto, condita dalla bellezza di quattro gol.  Il Burkina, che nella fase ad eliminazione diretta non ha potuto contare sull’infortunato Traorè, mette in campo una squadra molto attenta in fase difensiva, con giocatori molto più votati al contenimento che alla costruzione del gioco. Sin dall’avvio del match, si capisce che la posta in palio è alta: ritmi blandi, giocatori molto attenti alle consegne impartite dai propri allenatori e poco spazio allo spettacolo. Più che ad una partita fra squadre africane, sembra d’assistere ad un match del campionato nostrano. La prima “emozione” arriva al quinto con Ambrose, ma il colpo di testa del terzino destro nigeriano – lasciato colpevolmente solo dalla retroguardia avversaria – si spegne alto sopra la traversa.

Per assistere alla prima vera occasione da gol, bisogna attendere il decimo: angolo di Moses dalla sinistra,  Diakitè esce a vuoto ma Idiye, da posizione decisamente favorevole,  calcia alto sopra la traversa a porta completamente sguarnita.  La Nigeria, seppur a ritmi lenti e compassati, mantiene il pallino del gioco in mano. Il Burkina, privo di idee e di un gioco  di squadra degno di tal nome, ripete sempre lo stesso schema: palla lunga dei terzini per Bancé, che – sistematicamente –  sfrutta il fisico per girarsi e tirare poi il pallone alle stelle; la punta dell’Ausburg, d’altronde, non fa certo della tecnica e dei piedi “educati” un punto di forza.  Al trentanovesimo la partita, fino a quel punto soporifera  e priva di emozioni, si sblocca:  buco di  Koulibaly sul centro-sinistra, Moses s’inserisce ma non controlla bene il pallone favorendo il rinvio corto della difesa burkiné; sul pallone, però,  s’avventa come un falco Mba, che supera con un sombrero Konè e batte Diakitè con un tiro al volo di collo sinistro.  Il Burkina si scuote e un minuto più tardi si fa pericoloso con Pitroipa che, però, viene giustamente fermato per fuorigioco.

Pronti, via e le super aquile, al secondo minuto della ripresa, sfiorano il gol con Ideye, che esalta le doti acrobatiche di Diakitè. La Nigeria lascia il pallino del gioco allo spento avversario ( che non riesce mai a creare una trama di gioco interessante) e si fa pericolosa in contropiede. Al cinquantaquattresimo Moses, in azione di contropiede in campo aperto, cincischia troppo con il pallone e, all’altezza del dischetto, si  fa stoppare da un difensore avversario. La squadra di Put non esiste ed è ancora la Nigeria a non sfruttare a dovere una ripartenza in superiorità numerica, ma Musa, ottimamente servito da Moses, scivola al momento d’agganciare il pallone in area di rigore.  Sul ribaltamento di fronte, il Burkina si rende pericoloso  per la prima – e unica – volta del match: il tiro ad incrociare sul secondo palo di Sanou, però, viene ottimamente deviato in corner da un attento Enyeama. A cinque minuti dal termine la Nigeria sfiora il secondo gol con Ideye, che arriva in ritardo su uno splendido cross a tagliare l’area di Musa.

Vittoria meritata, quindi, per la Nigeria, ma lo spettacolo offerto dalle squadre è stato molto, molto modesto. Bene il laziale Onazi e – soprattutto- il giovane Mba, incursore di centrocampo che, al momento, gioca ancora in patria. In attacco,  Moses  è stato autore di una prova molto generosa,  ma è stato decisamente impreciso negli ultimi trenta metri.  Il Burkina, reduce dalla massacrante semifinale contro il Ghana, è mancato completamente nei suoi uomini migliori, Pitroipa in primis; imbarazzante la zona difensiva di centro-sinistra formata da  Koulibaly e Panandétiguiri, settore  in cui i neo-campioni africani hanno fatto il bello e il cattivo tempo. Male anche il centrocampo, incapace di costruire gioco e sfilacciato dopo il gol del vantaggio nigeriano.  Va in archivio un’edizione dalla coppa d’Africa non entusiasmante, che lascia aperto un interrogativo: ma il calcio africano è davvero in crescita?