João Tomás è entrato nella storia del calcio portoghese. La tripletta che ha segnato 3 settimane fa contro il Vitoria Setubal l’ha proiettato nella galleria dei notabili con più di 100 gol in campionato. Quest’anno sono già 7 in 11 partite, grazie ai quali ha catapultato il Rio Ave al quinto posto, zona Europa League. Se aggiungiamo che a maggio compirà 38 anni (è il giocatore più anziano della Liga), che il primo gol l’ha fatto a 22, che è stato 5 stagioni all’estero e che in Portogallo ha sempre giocato in squadre medio-piccole (a parte 2 anni al Benfica, nel2000-01), allora è evidente la straordinarietà della sua impresa. Mourinho lo ricorda bene: «Ho vinto il mio primo derby Benfica-Sporting con una sua doppietta. Era un giovane appena arrivato dall’Academica, cercava il suo spazio in una grande e vidi in lui non solo il potenziale ma anche livelli di autostima che mi hanno spinto a scommettere su di lui». João Tomás è il caso più lampante dell’ingiustizia nel calcio portoghese: anche se in diverse stagioni, comprese le due ultime, è stato il miglior goleador lusitano in campionato, i vari c.t. lo trascurano sistematicamente perché lo giudicano vecchio. In nazionale vanta solo 4 presenze (tra 2000 e 2007) e 1 gol. Ma non scalpita neanche adesso che è in condizione eccellente e alla Seleção mancano punte: «Se il c.t. mi vorrà, bene. Se non mi vorrà, bene lo stesso. La mia generazione ha avuto attaccanti come Pauleta, Nuno Gomes, quindi per me era complicato. Mi rincresce, ma mi confortano i 101 gol già fatti che rimarranno nel mio curriculum». I primi calci li ha tirati nel club del suo paese, Oliveira do Bairro, dove il padre ha giocato per 30 anni (!). Ha iniziato da prof nel 1996 all’Academica, dove gli hanno affibbiato l’epiteto di «Jardel di Coimbra». Poi ha girato il mondo: Benfica (17 gol nel ’00-01), Betis, Vitoria Guimarães, Braga, Al Arabi, Al Rayyan, ancora Braga, Boavista, Rio Ave, Al Sharjah e di nuovo il Rio Ave, che ora si è caricato sulle spalle da solo. Qui lo chiamano «João Tomasunami». A smettere non ci pensa, vuole giocare fino ai 40 e ricorda spesso Stanley Matthews che ha disputato l’ultima gara ufficiale a 50 anni. Ci sono giocatori così, senza scadenza. «Ho due soli rimpianti: non aver mai vinto uno scudetto e non aver mai partecipato alla Champions League».
Fonte: Extratime, Gazzetta dello Sport