City-United, i dieci momenti da ricordare

Sì, è stata più di una semplice partita. Tanto da degenerare in ottusa violenza. Ma City-United resterà negli annali della Premier League come una delle più belle partite di sempre, a cui si aggiungono episodi che rischiano di avere strascichi anche oltre il semplice aspetto sportivo. Questi sono i dieci momenti da ricordare del derby di Manchester.

1) L’ingresso in campo e la conferma: c’è Balotelli. La scelta ha sorpreso un po’ tutti, per alcuni è stata oltre che azzardata e – ovviamente sbagliata – dettata anche da un filo di scaramanzia, visto quanto fatto da SuperMario nell’incredibile 1-6 dell’Old Trafford nella passata stagione. Balotelli ha, per l’ennesima volta, ciccato: sostituito a inizio ripresa ha mostrato il suo solito campionario di maleducazione e presunzione, scivolando rapido negli spogliatoi. Non che in campo fosse andata meglio, come dimostra la passeggiata sulla coscia di Evans, steso al suolo. E, francamente, questo gran talento non si capisce dove possa essere nascosto. Tecnicamente “normodotato”, tatticamente ancora allo stato grezzo, se talento fa rima con potenza allora Mario può essere considerato come uno tra i migliori di sempre. Ma il calcio è un’altra cosa.

2) Roo-derby. La rovesciata con cui stese il Manchester City due stagioni fa è, a ragione, tra i più bei gol di sempre. Wayne Rooney, quando vede maglie celesti, diventa una furia. Doppietta da grande attaccante, la finta che disorienta la difesa avversaria in occasione del primo gol è fantastica. Fanno 10 gol contro il City, mai nessun red devil era arrivato a tanto, 150 in Premier.

3) Il gol annullato a Young. Anche nella de-moviolizzata Inghilterra, se lo United non avesse vinto la partita se ne sarebbe parlato a lungo. Avrebbe significato 0-3, con gli ospiti che, fino a quel momento, erano padroni assoluti della gara. Invece, sul capovolgimento di fronte, è arrivato il gol dei citizens.  In ogni modo, soltanto una parentesi nella grandissima prestazione dell’ala inglese, la migliore della stagione costellata fino ad ora da parecchi problemini muscolari.

4) L’1-2 firmato Yaya Toure. E’ quasi poetico il suo fiuto per l’inserimento, tremendamente concreto ed efficace – invece – quando si tratta di sbrigare le “solite” faccende da centrocampista. L’ivoriano è il vero fuoriclasse del City, uno che a Barcellona – non Portogruaro – ancora rimpiangono. Il boato dell’Ettihad è stato esaltante, una vera liberazione dopo più di mezzora in apnea.

5) Mancini tarantolato contro Atkinson. Per non aver concesso un vantaggio. Biscardi e il suo moviolone hanno rovinato tre generazioni di italiani.

6) Ferguson vs Tevez. Alla fine, sir Alex avrà sogghignato pensando allo stupido fallo dell’argentino che ha spalancato le porte alla punizione decisiva di Van Persie. Ma se le sono dette di santa ragione quando l’apache si è reso protagonista di un fallaccio a centrocampo.

7) Il 2-3 al 93′. Il minuto che, qualche mese fa, regalò il titolo al City nel tanto discusso finale contro il QPR, stavolta è un incubo per i tifosi di casa. Van Persie decide la partita più attesa della stagione: l’olandese è nel pieno della maturità agonistica, estasiato da un ambiente abituato a vincere, non a guardarsi allo specchio. E’ decisivo praticamente ogni volta che mette piede in campo, che giocatore!

8) Ahi-ahi Hart. Immobile sulla prima rete di Rooney (conclusione non trascendentale), pecca di presunzione anche in occasione del 2-3, con soli 3 uomini in barriera. Qualcuno racconta di un Mancini furibondo negli spogliatoi; ma Joe, a differenza di altri sopravvalutati elementi, sì che ha un buon talento. E’ da salvaguardare, da proteggere, non da crocifiggere.

9) Il volto sanguinante di Ferdinand. Chissà se resterà allo United, il contratto è in scadenza nel 2013. Sarebbe bello che la sua epopea con questa maglia terminasse con un altro titolo importante. In ogni caso, lascerà una cartolina indelebile: ferito da una monetina lanciata dagli spalti si ributta come un leone in campo per difendere la vittoria negli istanti finali. E, sul suo amato Twitter, commenta con ironia l’accaduto. Un vero baluardo.

10) Il ritorno a casa di Ferguson. In auto, pensava alla bottiglia di rosso da stappare. A come prendere in giro la moglie, brontolona. Il vero protagonista è ancora lui.

Alfonso Alfano

Sono Alfonso Alfano, 32 anni, della provincia di Salerno ma da anni vivo in Spagna, a Madrid. Appassionato di sport (calcio, tennis, basket e motori in particolare), di tecnologia, divoratore di libri, adoro scrivere e cimentarmi in nuove avventure. Conto su svariate e importanti esperienze sul Web.

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