Nemmeno una protesta è presa sul serio se avviene a Leverkusen. «Ma non è sempre così?», è stato detto e scritto dopo che sabato una tribuna alla BayArena è rimasta vuota, causa protesta degli ultrà: sono entrati allo stadio dopo 12 minuti e 12″ dal via per lamentarsi contro le nuove norme antiviolenza, in vigore dal 12 dicembre. Non è proprio sempre così, però nei grattacieli affollati di Bundesliga quello del Bayer è un monolocale chic ma piccolo, non sempre pieno; con 27.348 spettatori di media su 30.210 posti molti club italiani brinderebbero ma da loro fanno notare sempre il 15˚ posto nella classifica dell’affluenza. È il destino di un’espressione calcistica con poca tradizione come la città, fondata nel 1930 come quartiere dormitorio intorno alla grande azienda dell’aspirina, sviluppatasi poi nei decenni (160 mila abitanti) ma sportivamente sempre stritolata dalla dirimpettaia Colonia, nonostante i risultati migliori nell’ultimo ventennio. A 2 turni dalla sosta, il Leverkusen è il più serio anti Bayern, ma pochi ci credono: 2˚ posto con 8 punti di distacco; +3 sul Borussia campione; 6 vittorie nelle ultime 7 gare fra cui lo scontro diretto a Monaco (unico k.o. bavarese in 15 giornate); anche un poco di fortuna: sabato col Norimberga una prestazione pessima è diventata un successo grazie al 9˚ gol di Kiessling, che però era in fuorigioco. Se il Bayer è trattato con ironia, è perché nel passato ha sempre tremato di fronte ai titoli: mai uno in Bundesliga, il soprannome di Vizekusen confermato nel tempo, da quando buttò uno scudetto all’ultima giornata perdendo a Unterhaching con autogol di Ballack (2000), ai 3 secondi posti del 2002 (Champions, Bundesliga, Coppa di Germania), alla cavalcata del 2009-10 con Heynckes in panchina, campioni d’inverno scoppiati poi in primavera. Se questa è la concorrenza passeremo Natale e Pasqua tranquilli, pensano a Monaco. Il Leverkusen serviva loro per lo shopping (Lucio, Ballack), per mandare a maturare i ragazzi (Kroos), per far tornare la voglia di allenare all’attuale tecnico (Heynckes). «Ora basta, abbiamo rifiutato 50 milioni per Schürrle e Lars Bender, non compriamo più per venderli a loro, ma per aver successo», ha detto sabato Rudi Voeller, d.s. e icona. Invece l’allenatore Sascha Lewandowski, ha spiegato: «Noi sempre Vizekusen? Magari. Sarebbe una complimento per il nostro lavoro», svolto con Sami Hyypiä, il vero boss. Felici di essere secondi: è il limite.
Fonte: Extratime, Gazzetta dello Sport