Contro la cabala: i rothosen, prima di stasera, avevano vinto una sola volta negli ultimi cinque confronti interni contro i Knappen. Contro il pronostico: i padroni di casa, nonostante alcuni segnali di cedimento dello Schalke, non erano certo i favoriti della vigilia. Contro la sfortuna: Fink, infatti, doveva fare a meno di Rafa Van der Vaart. La partita per l’Amburgo si presentava decisamente in sordina, ma lo Schalke novembrino non ha nulla a che vedere con quello pimpante ammirato nei primi due mesi di questa stagione. E anche oggi i Knappen, reduci da due deludenti sconfitte esterne consecutive (Hoffenheim e Leverkusen), confermano il trend negativo lontano dalla Auf Schalke Arena, giocando una partita molto deludente al cospetto del miglior Amburgo di questa stagione e, forse, dell’intera gestione Fink.
Il tecnico di Dortmund disegna benissimo la propria squadra, schierata con un inedito 4-4-2, con Beister ( migliore in campo) seconda punta libero di esprimere il proprio talento e con la devastante direttrice Aogo-Jensen sulla sinistra; finanche Mancienne, il più deludente fra i rothosen in questa stagione, riesce a disputare una buona partita al centro della difesa, coprendo, talvolta, le magagne del non impeccabile compagno di reparto Werstermann. Ma cosa non ha funzionato in questo Schalke? Oggi è mancato completamente Huntelaar, anche se la scelta di schierare il volenteroso Pukki (prova comunque sufficiente quella del finlandese) al posto di Holtby, non ha certo agevolato il lavoro della punta olandese, costretto spesso ad arretrare il proprio raggio d’azione. In difesa, invece, Uchida ha sofferto maledettamente le continue sovrapposizioni della coppia Aogo-Jensen, che spesso si è trovata in superiorità numerica grazie alla scarsa collaborazione in fase difensiva di Farfan. Urge un cambiamento radicale nell’atteggiamento messo in campo dagli uomini di Stevens, ma siamo sicuri che il tecnico olandese abbia ancora in mano le redini della spogliatoio Konigsblau?
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