Un fazzoletto di prato sul balcone può far sembrare il cemento attorno come un bosco, ma non è per avvicinarsi alla natura che Andre P. mostrava a fotografi il suo adorato spicchio verde. Lo faceva vedere perché quello era il trofeo che da fedele appassionato del Fortuna si era portato a casa: il dischetto del rigore dello stadio di Düsseldorf. Il tifoso era entrato in campo, con altre centinaia, all’ultimo minuto dello spareggio per la promozione con l’Hertha, lo scorso 15 maggio: molti erano convinti di aver sentito il fischio finale, da cui l’invasione per festeggiare il ritorno in Bundesliga dopo 15 anni. I giocatori avevano tentato di respingere l’assalto, inutilmente. L’arbitro aveva sospeso la gara, le squadre si erano nascoste nello spogliatoio e dopo 25 minuti erano uscite per far ripartire il match e portarlo a regolare (insomma) conclusione. L’Hertha ha sporto reclamo, il processo ha assunto i toni drammatici da fine guerra; il Fortuna ha rinunciato alla festa, alla vacanza premio e non ha lasciato liberi i giocatori, facendoli allenare per un’eventuale ripetizione, ma il giudice sportivo ha punito il club con una gara a porte chiuse (diventate due con metà spettatori) e 100 mila euro di multa. Senza togliere la promozione. «Fra danni materiali e d’immagine, ci abbiamo rimesso un milione», ha detto la settimana scorsa il tesoriere Paul Jäger all’assemblea dei soci. «Non per questo, bensì per dare un esempio educativo, la società ha fatto causa al tifoso Andre P. chiedendo un risarcimento di 50 mila euro per il furto del dischetto del rigore». Non è la prima società che cita per danni un proprio tifoso, spesso anche socio, dopo episodi vandalici o di violenza. I club di Bundesliga sono stati colti di sorpresa dall’aumento degli atti di teppismo, stanno cercando di usare una linea dura. Ma al Fortuna non è piaciuto l’atteggiamento di Andre P. che ha trasformato quell’atto in un sistema per fare soldi. È diventato ricercatissimo dai media, ha cominciato a rilasciare interviste a pagamento (500 euro da Stern), è diventato una parodia per uno spot di una carta di credito, si è fatto passare come un eroe cui tutto è possibile: «Tutti sognano di avere un simile souvenir in casa. Sradicherò con le mie mani un altro pezzo di prato quando vinceremo la coppa o il campionato: dovrò stare attento soltanto che la partita sia finita veramente», ha detto ai giornali. E dall’altra parte si sono infastiditi: «Sappiamo che non naviga nell’oro, però siamo disposti anche a un pagamento a rate oppure a qualche lavoro sociale di uguale entità», ha fatto sapere il Fortuna. Il rigore più costoso della storia (per un tifoso) è diventato un conflitto ideologico da cui nessuno vuol più ritirarsi.
Fonte: Extratime, Gazzetta dello Sport