2002, Lionel Messi è alla Masia da poco più di due anni. Classe ’87, a quindici anni mostra già lampi di un talento che in pochi anni esploderà in modo fragoroso. E, come tutti i ragazzini, anche Leo ha il suo idolo. Gioca in Spagna, qualche chilometro più a sud di Barcellona – a Valencia – ed è anch’egli argentino. Si tratta del “payaso” Aimar, trequartista di gran talento che illuminerà il Mestalla fino al 2006, prima di cominciare la fase discendente della sua carriera proseguita prima a Saragozza e, fino ad oggi, al Benfica. Il giovanissimo Messi, che a inizio carriera agiva da trequartista puro, rivela il suo debole calcistico: “Sì, ogni calciatore è diverso da un altro. Ma io mi rivedo molto in Aimar, anche per la posizione in campo. Ha una velocità di esecuzione incredibile, sa già cosa fare prima ancora che riceva il pallone”. Aimar, qualche mese dopo, ricambia l’affetto di Messi e rivela: “Ci sono un sacco di giovani talenti, ma tra tutti lui è l’unico a possedere qualcosa di speciale…”
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