BORUSSIA DORTMUND-AUGSBURG 0-1 – Il mondo alla rovescia. Il plurititolato Borussia Dortmund, unica squadra nell’ultimo decennio in grado di tener testa alla corazzata Bayern Monaco, affronta da ultima della classe il piccolo Augsburg, sorprendentemente quinto in classifica e in piena lotta per un posto nell’Europa che conta, quella della coppa dalle grandi orecchie. Impressionante anche il distacco che separa le due squadre, con gli uomini di Klopp in ritardo di ben quattordici lunghezze da quelli di Weinzierl. Moduli speculari per le due squadre, anche se il 4-2-3-1 dei padroni di casa è accompagnato da un atteggiamento decisamente più offensivo rispetto a quello ospite. Ma d’altronde, non può essere diversamente: gli schwarzgelben, infatti, devono assolutamente vincere, evento che non si verifica da quattro giornate, per abbandonare quella maledettissima ultima posizione, che li rende schiavi di fantasmi e paure mai viste a Dortmund negli ultimi vent’anni.
PRIMO TEMPO – L’avvio di partita conferma quant’era facilmente intuibile alla vigilia: il Borussia fa la partita, mentre l’Augsburg si limita a contenere e ad agire di rimessa. Dopo un quarto d’ora di sterile predominio territoriale, la squadra locale crea due occasioni nello sparuto spazio di soli centoventi secondi, prima con Reus (esterno della rete) e poi con Aubameyang (conclusione centrale facile preda per Manninger). La squadra di Klopp è l’indiscussa padrona del campo, aiutata anche dall’atteggiamento particolarmente propositivo di Kampl e Immobile, bravi anche nel recupero palla alto. A metà del primo tempo, ottima chance per Aubameyang, ma Manninger fa buona guardia ed agguanta la conclusione mancina in corsa del gabonese. Passano altri cinque giri di lancette e il Dortmund, al termine di una bella azione corale, si vede annullare un goal messo a segno da Aubameyang – su assist (tiro-cross) di Immobile – in netta posizione di fuorigioco. Dopo oltre mezz’ora di dominio locale, l’Augsburg si fa vedere dalle parti di Weidenfeller con Verhaegh, autore di una conclusione di destro che termina fuori di poco. Il finale di frazione viene giocato ancora a buon ritmo, ma i bavaresi si chiudono bene dietro e non concedono altre palle-gol ai gialloneri.
SECONDO TEMPO – La ripresa prende avvio con gli stessi ventidue protagonisti del primo tempo. E al terzo minuto, in modo totalmente inatteso, l’Augsburg passa in vantaggio: Altintop crea il panico sulla trequarti avversaria e serve un cioccolatino per Ji; il sudcoreano viene steso in area da Schmelzer, ma l’arbitro concede il vantaggio perché la sfera giunge all’accorrente Bobadilla, che fredda Weidenfeller e rompe l’equilibrio del match. Cala il gelo al Westfalen Stadion: il Dortmund, nonostante un primo tempo nettamente dominato, è sotto di un goal. Al decimo, altra tegola per Klopp: Grosskreutz è costretto a lasciare il campo per infortunio e viene sostituito da Subotic, con Sokratis che torna a ricoprire il ruolo di terzino destro. Pochi minuti dopo, Weinzierl sostituisce lo stanco Werner con Caiuby, mossa tesa a sfruttare gli eventuali spazi che, inevitabilmente, potrebbe concedere lo sbilanciato BvB di Klopp. Ma dopo solo centoventi secondi, l’Augsburg resta in dieci per il cartellino rosso comminato a Janker, autore di un fallo da ultimo uomo ai danni di Aubameyang lanciato a rete. Il tecnico dell’FCA corre ai ripari e toglie una punta, Ji, per inserire un centrocampista, Kohr. Nonostante la superiorità numerica acquisita, il Borussia Dortmund non crea alcun pericolo dalle parti di Manninger. Klopp, quindi, procede ad un doppio cambio per svegliare i suoi: fuori Reus (molto deludente e ancora fuori forma) e Kampl, dentro Mkhitaryan e Kagawa.
La mossa tattica di quello che, una volta, veniva chiamato Mago, ma che oggi sembra aver perso la pozione magica chissà dove, non sortisce alcun effetto: il Borussia, nonostante la superiorità numerica, non impensierisce mai il portiere avversario. E dagli spalti del Westfalen, al di là del solito incessante tifo della Südkurve, inizia a piovere qualche fischio, evento assai raro a quelle latitudini. I locali calciano in porta, per la prima volta nel secondo tempo, con Mkhitaryan al minuto ottantotto, ma Manninger è bravissimo a respingere d’istinto il colpo di testa ravvicinato dall’armeno. Ma la grande occasione per evitare la sconfitta occorre centoventi secondi più tardi: Aubameyang mette in mezzo una splendida palla per Immobile, che sbuca alle spalle di Verhaegh ma – all’interno dell’area piccola – effettua un colpo di testa centrale che viene acciuffato in tutta tranquillità dal portiere ospite.
ZWEITE LIGA: UN INCUBO CHE PUO’ DIVENTARE REALTA’ – E sul colpo di testa dell’ex granata, si infrangono le speranze del Borussia, a secco di vittorie ormai da cinque turni, sempre più ultimo in classifica e sonoramente fischiato dai propri tifosi. La gara di stasera ha confermato, semmai ce ne fosse stato bisogno, il labile stato psicologico in cui versa la squadra di Klopp: dopo un primo tempo dominato, i gialloneri si sono sciolti come neve al sole non appena subito il goal di Bobadilla. E a nulla è valsa mezz’ora di superiorità numerica, periodo nel quale Hummels & C. hanno creato solo due occasioni da goal (oltretutto soltanto negli ultimi cinque minuti del match). Troppo poco, oggettivamente, per una squadra che, negli scorsi anni, aveva fatto del carattere, dello spirito indomito e dalla capacità di reagire, le caratteristiche principali di un progetto tecnico-tattico fantastico, come da anni non si vedeva in Germania.
Ora bando alla ciance e tanto sano pragmatismo: l’obiettivo, sia ben chiaro, deve essere la salvezza. Non esistono alternative. Non si può pensare che il blasone e l’indubbia qualità della rosa giallonera possano bastare a risollevare una situazione di estrema difficoltà, in cui l’aspetto psicologico sta giocando un ruolo decisivo in senso negativo. Pragmatismo e realtà. Queste, da oggi fino a giugno, devono essere le parole cardini del riscatto giallonero. I sogni, magari dalle grandi orecchie, e il passato, vanno riposti in un cassetto. La Zweite, ora, è un incubo che rischia di diventare realtà.