Infiltrado. Un giorno nella sala macchine del Submarino amarillo

Submarino

Grazie agli occhi e alle orecchie del nostro infiltrado stavolta faremo un viaggio nel cuore pulsante nella Ciudad Deportiva del Villarreal, tra gli uffici operativi e gli addetti ai lavori di Miralcamp. Il nostro contatto, Gennaro Cappiello, giovane laureato di Melfi, ha trascorso sei settimane tra ottobre e novembre nella sala macchine del Sottomarino giallo, e grazie alla sua esperienza possiamo addentrarci all’interno della sede amarilla per carpirne i segreti. Laureato in “Scienze giuridiche, economiche e manageriali dello sport” all’Università di Teramo con tanto di specialistica in “Management delle imprese sportive”, il nostro infiltrado è riuscito far parte della piccola famiglia villarrealense anche grazie alle sue credenziali in questo settore, i suoi trascorsi nell’ufficio stampa del Bari con Fabio Foglianese, e a stretto contatto anche con Serena Barracane e Claudio De Leonardis della Master Group Sport, e come ricercatore per Football Manager, per cui ha curato molte squadre di Serie B tra cui Bari, Avellino, Carpi, Spezia e Perugia, sotto la supervisione di Alberto Scotta, in arte Panoz. Il suo resoconto dell’avventura spagnola offre a molti di noi la possibilità di capire meglio quale sia l’ambiente che si respira a camí Miralcamp, capillare rupestre che collega la moderna città-nella-città del Submarino al resto della cittadina della Plana Baixa.

Gennaro ha preso un appartamento in affitto proprio a Vila-real, in Avinguda del Cedre a due passi dalla stazione, perché preferisce sempre stare sul posto, nonostante avesse un appoggio a Valencia da cui – tramite l’agenzia di viaggi Transvia Tours strettamente affiliata proprio al Villarreal C.F. – ha trovato il contatto giusto per fare uno stage a Miralcamp e dar seguito al suo viaggio in Spagna intrapreso grazie al Progetto Leonardo. Ogni mattina s’incammina verso la Ciudad Deportiva a circa due chilometri di distanza, ma non gli pesa, il tempo sembra primaverile, anzi estivo, nonostante sia autunno inoltrato è ancora costretto a girare in t-shirt e pantaloni leggeri, con buona pace del piumino mai estratto dalla valigia. Camí Miralcamp è una vecchia strada di campagna che esce da Vila-real e porta verso la periferia: casette scapestrate a due piani, un murales addosso a una parete, due strette carreggiate in mezzo alla via e solamente una macchina borbottante che passa ogni tanto. Dimenticatevi la movida di Barcellona, dimenticatevi il fascino dell’Andalusia, questa è la Spagna campestre dominata dal settore primario, la centrale operativa del Sottomarino giallo si trova in mezzo a infinite distese di coltivazioni di arance, prodotto agrario locale per antonomasia. Anzi più che spagnoli, qua si sentono valenziani.

Poi, tutt’un tratto, sopraggiunge la Ciudad Deportiva: un’area di 70mila metri quadri costata tre milioni e mezzo, contenente il campo di allenamento per la prima squadra, il mini-stadio del Villarreal B, nove campi da gioco, la “Residencia”, dove vivono centinaia di ragazzi della cantera e, finalmente, gli uffici. Tutti concentrati in un edificio, al primo piano c’è l’Ufficio Marketing e Comunicazione, gestito da una piccola ma affiatata squadra di giovani ragazzi. Fran Segovia e David Calderón sono i giornalisti che si occupano dei contenuti delle piattaforme mediatiche, dagli articoli sul sito ai servizi per la televisione; Pilar Álvaro, Paloma Masó e Cristina Daudén di tutto il resto. Ognuno al suo computer tra un caffè al cartone e un bocadillo, in un clima di grande serenità, impegno e allegria. Tutti a contatto con tutti, come una piccola famiglia, pronti a collaborare l’un l’altro e a frequentarsi anche fuori dalle mura di Miralcamp. Poi c’è Hernán Sanz, capo dell’Ufficio Stampa, nonché presentatore televisivo per Villarreal TV, il programma che due volte a settimana funge da telegiornale a tinte gialloblù. E tutti sotto all’ala protettrice di Juan Anton de Salas, responsabile per lo Sviluppo Internazionale e di rimando dei social network, che assieme all’aiuto del suo braccio destro Carlos Bauset, l’ultimo arrivato della banda groguet, coordina l’intero ufficio. Questa settimana è volato in Cina assieme a Federico Alcácer e José Manuel Llaneza, ma sarà di ritorno a breve.

Gennaro ha molti incarichi alla sua postazione a iniziare dal monitoraggio delle principali piattaforme sociali. Ogni giorno legge all’incirca duecento commenti sulla pagina di Facebook, una cinquantina di tweet, e qualche altro messaggio lasciato sui canali ufficiali del club tra YouTube, GooglePlus e Instagram. Ci racconta come il tifoso villarrealense è molto diverso dal prototipo stereotipato di tifoso italiano: non è molto curioso, non è nemmeno un caciarone, ma sembra incondizionatamente legato alla squadra, il grosso della mole di messaggi lasciati sono messaggi di augurio e di incitamento, che spesso prescindono dai risultati sportivi. Insomma un po’ paesano, anzi aldeano, come dicono da queste parti, tanto che una penya di sostenitori ha deciso di chiamarsi proprio “Colectivo Aldeano”. È dispregiativo ma qui la gente è semplice, la prende a ridere, non si percepisce la permalosità dei cittadini da metropoli. Ma poi, a fine giornata, la rigida scrematura dei messaggi impone che ne vengano segnalati solo due o tre a Juan Anton. Ogni tanto Gennaro ci inserisce anche qualche proposta farina del suo sacco, un incoraggiamento a Francesco Acerbi e a Daniel Leone, a Leandro Castán per le loro difficili situazioni di salute superate o da affrontare, ma quella del brasiliano non viene avallata. Meglio non esagerare però, è pur sempre una pagina ufficiale di una società di calcio.

Terminato il monitoraggio, oggi sta preparando una presentazione in PowerPoint da utilizzare successivamente come materiale didattico per i calciatori, una specie di tutorial per inquadrare il corretto utilizzo dei social network, e non incappare in situazioni imbarazzanti. Ci infila il caso di Osvaldo durante i Mondiali in Brasile e le polemiche tra Rudi Garcia e Leonardo Bonucci su Twitter dopo Juventus-Roma. È preferibile che i calciatori sappiano cosa devono evitare di scrivere per evitare situazioni spiacevoli all’interno dello spogliatoio e con l’opinione pubblica, anche se qui di polemiche se ne vedono sempre poche. La società sembra più che altro a conduzione familiare, senza che questo possa mai andare a discapito della professionalità: il personale è ristretto perché le casse societarie e la dimensione cittadina impongono un rigido controllo dei costi, ma sempre alla ricerca della massima competenza.

La porta d’ingresso cigola, Juan è già di ritorno dal suo viaggio d’affari intercontinentale. Si presenta in ufficio con il suo solito caffè espresso, e un bicchiere con qualche cubetto di ghiaccio, detesta il caffè bollente: meglio raffreddarlo a mo’ di ice-bucket. Alla faccia della competenza! Ma i suoi modi qui sono sempre apprezzati, il suo tono sempre pacato, il lavoro funziona perché il clima in cui è svolto è sempre il migliore possibile. Formula su cui si sono sempre basati tutti i successi recenti di questa dirigenza. Il boss borbotta che avrebbe bisogno di qualche traduzione per il sito-web. Beh, per l’italiano e l’inglese c’è Gennaro, per il valenziano bisogna indire una riunione di condominio, per il cinese… meglio chiedere a Google. L’importante è che ogni cosa venga sempre super-visionata, e se non si finisce in tempo la prospettiva di allungarsi a fare qualche straordinario non è tra le più spiacevoli, specialmente nei giorni di partita. Quando il Villarreal gioca in trasferta i ragazzi fanno la lunga, preparano l’evento sul web direttamente dalla plancia di comando del Sottomarino, e si guardano l’incontro tutti insieme sgranocchiando pasarratos e semi di girasole.

Ma Gennaro deve andare prima a fare un salto a casa, sarà di ritorno nel giro di poco. Scendendo le scale incrocia Yuriko Saeki, l’allenatrice della squadra femminile, una donna tutta d’un pezzo che ha imparato a conoscere bene nel corso del tempo. Figlia di manager aeronautico, è nata in Iran per puro caso, ma vive dal ’92 in Spagna e oggi coordina l’intero movimento femminile nella Ciudad Deportiva. Come ogni globetrotter spesso si ferma a scambiare opinioni con i ragazzi che lavorano qui, specialmente se provengono da lontano con un bagaglio culturale molto diverso dal suo. Le piace ricordare i suoi trascorsi nel Valencia, in un ambiente più grande e caldo, ma alla fine ha scelto Vila-real per il suo stile di vita.

Un saluto, un cenno d’intesa, come se fosse una lontana cugina e via fuori dall’uscita. Nel parcheggio c’è già Antonio Salamanca che sta andando in stazione ed è disposto a darci uno strappo, e a pochi metri Cani, rimasto qui per un dolore al ginocchio, che torna a casa con la sua Ferrari rosso fuoco. Il talent-scout del Villarreal non si esime da buttar lì una battuta, anche lui è un giramondo vero e proprio, di sangue francese ma spagnolo tutti gli effetti, con varie esperienze lavorative soprattutto in Inghilterra tra cui spiccano Liverpool e Tottenham. La sua indole rispecchia la parlantina iberica, quando attacca a chiacchierare non si ferma più. Racconta alcuni aneddoti sulle sue trasferte tra odissee in Scandinavia, bagagli dispersi in aeroporto e scarpari mangia-salmoni, ma tutto sommato è un tipo alla mano. Come tutti d’altronde.

Questa è la Ciudad Deportiva di Vila-real, o almeno ne è un piccolo frammento. Una comunità nella comunità, dove regna la quiete necessaria affinché ogni progetto venga portato a termine, dove ogni cosa è al suo posto. Certo, si sbaglia anche da queste parti, è normale, si cade, ci si rialza e si può ricadere, ma sempre con la coscienza che si è lavorato nel miglior modo possibile in base alle proprie reali possibilità. Fernando Roig Negueroles, figlio di Fernando Roig padre e oggi amministratore delegato del club, ormai gestisce in piena autonomia la squadra e il mercato, mentre il vecchio si dedica alla promozione del marchio Villarreal nella provincia, nella Spagna e nel mondo. In qualche ufficio gira José Manuel Llaneza, ultimo elemento della triade direttiva, anche lui appena tornato dalla Cina. Dicono che in ufficio abbia un calendario con la classifica e appena il Submarino tocca quota 43 – un punto in più di quando arrivò la retrocessione del 2012 – stappi lo spumante nascosto nel suo armadietto privato. Come disse il Mahatma Gandhi «vivi come se dovessi morire domani, impara come se dovessi vivere per sempre».

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Mi chiamo Mihai Vidroiu, ma per tutti sono semplicemente Michele, sono cresciuto a Roma, sponda giallorossa. Ho inoltre una passione smodata per il Villarreal, di cui credo di poter definirmi il maggior esperto in Italia, e più in generale per il calcio, oltre ad altri mille interessi.