Era il 7 giugno1992 e i tifosi dorici festeggiavano a Bologna la promozione in serie A con una giornata d’anticipo, grazie al gol del pareggio realizzato da Ermini al Dall’Ara. Mai avrebbero pensato che il loro coro, urlato a squarciagola: “portaci, portaci, portaci in Europa.. Ohh Guerini portaci in Europa…!” Si sarebbe rivelato profezia quasi un anno e mezzo dopo, quando il 12 ottobre 1993 l’Ancona faceva il suo esordio nel Girone A della Coppa Anglo-Italiana, entrando proprio in Europa, ma dalla “porta di servizio”, la meno titolata rispetto a quelle aperte dalle più note squadre italiane che partecipavano alla Coppa dei Campioni, alla Coppa delle Coppe e alla Coppa UEFA annualmente. Ebbene sì, la Coppa Anglo-Italiana, competizione ideata nel 1969 da Gigi Peronace, “vecchia volpe” del calcio nostrano, precursore della figura di procuratore calcistico a 360° e col pallino dello scambio interculturale-sportivo fra Italia e Regno Unito.
Il torneo in questione, soggetto nel corso degli anni a continue modifiche, fu sospeso dopo i tragici fatti dell’ Heysel per il divieto imposto alle squadre inglesi di disputare tornei internazionali, ma soprattutto per la mancanza di sponsor adeguati e il fastidio di molti club a disputare partite con scarsa partecipazione di spettatori durante lo svolgimento dei più impegnativi campionati nazionali. Nonostante ciò, la competizione sembrava riscuotere un fascino ruspante, che portò al suo ripristino nel 1992, quando vi furono invitate a partecipare otto squadre della serie B italiana (le quattro retrocesse dalla serie A e le migliori non promosse della B della stagione precedente ) e altrettante dell’omologa categoria inglese (qualificate dopo una fase preliminare) , allora denominata Division One. Il regolamento del torneo era identico a quello della quarta edizione della manifestazione tenutasi nel 1973, con l’unica differenza che la finalissima era prevista nel suggestivo scenario dello stadio di Wembley a Londra. Nelle stagioni successive il regolamento rimase immutato, anche se scompariva la fase preliminare in Inghilterra e le classifiche dei gironi diventavano uniche e non più divise per nazione.
Nell’edizione 1995-96 del torneo approdavano in semifinale quattro squadre per nazione, e la vincente della finale italiana affrontava quella della finale inglese. Le difficoltà di collocarlo nel calendario stagionale, il costante disinteresse del pubblico, dei mezzi d’informazione e degli stessi club, che vi schieravano squadre imbottite di riserve, portarono alla sua cancellazione. Il trofeo finiva definitivamente in Italia, con la vittoria del Genoa. Ma torniamo ai dorici. Che, provenienti da una benaugurante vittoria per 3-0 contro il Palermo, nel campionato di serie B, ricevevano un sonoro schiaffo per 0-5 dal Bolton Wanderers, proprio nella prima partita ufficiale in una competizione europea. I biancorossi di Guerini, espulso all’ 83’ dopo Centofanti (cacciato quattro minuti prima) tornavano dal Burnden Park con le pive nel sacco e la critica inglese a santificare la supremazia del “pie” sulla”pasta”.
Oltre agli scherni, anche una nota di merito per il capitano Massimo Gadda. I nostri ci riprovavano quasi un mese dopo, al Del Conero, dopo la sconfitta di campionato a Brescia, contro il Charlton Athletic, ma non andavano oltre l’ 1-1, con Bailey, che al ’60 pareggiava l’illusorio vantaggio di Carruezzo. Arrivati fino nelle Marche uno sparuto gruppo di tifosi inglesi, che nel piovoso pomeriggio antecedente la partita vagavano come turisti sperduti nel centro città.. Il pareggio diventava un vizio e dopo quello contro la Fidelis Andria, il 16/11/1993, l’ Ancona impattava per 0-0 pure a Middlesbrough, contro il Boro. I giornali anglosassoni davano il benvenuto alla squadra italiana sottolineando le gesta del Condor Agostini e l’esperienza del tecnico Guerini. L’avventura dell’undici biancorosso nella Coppa terminava il 22 dicembre 1993, al primo turno, dopo la sconfitta nel derby dell’ Adriatico, quando subiva una brutta sconfitta casalinga ad opera del glorioso Notts County, da cui la Juventus prende i colori. La rete realizzata da Mc Swegan al 55’ faceva urlare di gioia i tifosi bianconeri intonanti “it’s just like watching Juve !”.
I marchigiani tentavano ancora l’anno successivo con risultati ben diversi, ottenendo il piazzamento migliore della loro storia. Il 24/8/1994, prima della partenza del campionato di serie B, ospitavano il Derby County, famoso per i risultati ottenuti molti anni prima sotto la guida del vulcanico tecnico Brian Clough, sconfiggendolo grazie ad una feroce doppietta di Caccia, dopo il provvisorio 0-1 di Pembridge. La prima vittoria nella competizione solleticava l’attenzione dei tifosi e della critica sportiva locale. Ottimo risultato anche nella seconda partita, giocata a Stoke-On-Trent il 6 settembre 94, appena dopo la sconfitta a Salerno, impattata contro lo Stoke City 1-1, grazie alla solita vena realizzativa di Caccia. Nella tribuna del Victoria Ground si scorgeva niente popo’ di meno che Stanley Matthews, vecchia gloria del calcio inglese, la talentuosa ala che nel 1956, a 41 anni suonati, vinse la prima edizione del Pallone d’oro.
Gli uomini dello Squalo Joe Jordan riuscivano solo a pareggiare il gol italiano , con Biggins, al 51’. Il programma ufficiale, venduto per l’evento a mezza sterlina, evidenziava l’ottima partenza dell’Ancona nel Torneo. Il 5/10/1994, dopo la netta vittoria sull’Acireale, continuava la striscia positiva col combattutissimo pareggio per 3-3 al Bramall Lane, contro lo Sheffield United, che raggiungeva i biancorossi solo all’ ’81, con Scott, dopo le tre reti consecutive di Baglieri, Catanese e De Angelis. Il programma ufficiale della partita, più caro di quello di Stoke-On-Trent, tracciava un’ eloquente panoramica della città dorica, precisandone le greche origini ed elogiando le note esplosive di “The Dangerman”: ovvero il cecchino Nicola Caccia. Menzioni particolari per il portiere Giampaolo Pinna, il difensore Gianfranco Germoni ed i centrocampisti Tarcisio Catanese e Gianluca De Angelis, saliti sugli scudi assieme al nuovo tecnico Attilio Perotti.
La marcia trionfale proseguiva. I biancorossi incrociavano ancora il Middlesbrough, il 15/11/1994, dopo il pareggio di Vicenza, ad Ancona, asfaltandolo facilmente per 3-1, nonostante l’inaspettato vantaggio di Morris al minuto 11 e l’espulsione di Nicola al ’54. Caccia continuava a fare sfaceli con l’ennesima, mortifera, doppietta. L’ Ancona chiudeva la classifica del Girone B con otto punti, solo dietro lo Stoke City, con dieci e si qualificava a pieno diritto per la semifinale. Eh già, la famosa semifinale… Quella che i tifosi dorici non potranno mai dimenticare per la cocente delusione che gli aveva riservato. . I rivali erano quelli di sempre, i più odiati e bistrattati: l’ Ascoli di Orazi. I bianconeri, come uno scherzo del destino, s’ imbattevano nell’Ancona in un derby europeo al cardiopalmo, anch’essi reduci da un ottimo girone di qualificazione nel Gruppo A, caratterizzato da una vittoria insperata in Inghilterra, sul Wolverhampton Wanderers, i Lupi d’ Oltremanica.
La partita di andata veniva giocata ad Ascoli, dopo il pareggio dorico a Verona, in un clima torrido sugli spalti, a dispetto di quello atmosferico, molto più inclemente. L’Ancona espugnava il Del Duca con un gol di Cornacchia al ’34 , mandando su tutte le furie il Presidentissimo Costantino Rozzi, che non voleva disputare la partita di ritorno, criticando aspramente l’operato dell’arbitro Beschin, reo, a suo modo di vedere, di non aver concesso un rigore sullo 0-0 ed aver espulso ingiustamente Spinelli a sei minuti dal termine. A fine gara prevedibili “tuoni e fulmini” fra tifosi, con sassaiole, lacrimogeni e cassonetti incendiati. Nel capoluogo marchigiano si respirava già l’aria di Wemble” ed i tifosi si preparavano ad organizzare lo storico esodo a Londra, ma… Arrivava la tanto attesa semifinale di ritorno, il 30/12/1994, dopo la vittoria sul Palermo e con un esito nefasto per i colori biancorossi. Il forte Ascoli di Bizzarri, Bierhoff, Cavaliere e Favo si prendeva una beffarda rivincita sui cugini, inchiodandoli sullo 0-2 ai tempi supplementari, con una doppietta del bravissimo Incocciati e vanificando la rete di Centofanti al 121’. Partita tesissima con le solite espulsioni, toccate stavolta a Cangini e Mancini e delusione indescrivibile sugli spalti casalinghi.. I dorici uscivano amaramente dalla Coppa Anglo-italiana, abbandonando i sogni di gloria.
A poco sarebbe valsa la successiva magra “consolazione” derivante dalla sconfitta dei bianconeri di Bigon in finale contro il Notts County. Archiviata mestamente l’edizione 1994/95, i biancorossi ci riprovavano nell’ultima stagione utile, l’anno seguente, ma con le pile decisamente scariche. Sorteggiati nel Girone A ospitavano il 5/9/1995, dopo la brutta sconfitta interna subita nel Campionato di serie B dalla Lucchese, i Gufetti dell’ Oldham Athletic, con tanto di nutrita rappresentanza di tifosi al seguito, superandoli proprio sul filo di lana, grazie ad un goal di Lemme all’ ’88. Erano gli ultimi tre punti dell’ Ancona in Europa. Nel match successivo, giocato l’ 11/10/1995, dopo l’ennesima sconfitta a Cosenza, i dorici ritornavano a Stoke-On-Trent, questa volta sulla sponda Valiants, per giocarsela contro i cuginetti dello Stoke City: il Port Vale. Il programma del giorno presentava i “visitors” italiani tracciandone il cammino nella Coppa durante le precedenti edizioni e sottolineando la pericolosità di Ciccio Artistico in chiave offensiva. Uno spazio particolare veniva ritagliato per il neo tecnico dorico Massimo Cacciatori, descritto come preparato, ma alquanto irruento.
Al Vale Park i dorici venivano regolati per 0-2, grazie alle reti di Talbot ( ’50 ) e Guppy ( ’72 ). Tutto da rifare di conseguenza e l’occasione per il riscatto si presentava il 15/11/1995, ospitando il Birmingham City al Del Conero, in quella che i cronisti sportivi britannici ricordano come “The war of Ancona”. Eh sì, perché proprio di una guerra si trattava. Reduci dalla vittoria casalinga sul Brescia per 2-1, nel campionato di Serie B, i biancorossi ospitavano appunto gli inglesi, la seconda squadra di Birmingham, dopo il ben più titolato Aston Villa. Partita nervosissima e fallosa sin dall’inizio, con continue scaramucce in campo sia tra i tifosi che soprattutto tra i calciatori delle due squadre. Al cospetto di circa 800 paganti, di cui 92 provenienti dalle Midlands, l’ unico giornalista britannico al seguito, Colin Tattum, del Birmingham Evening Mail, raccontava di scene mai viste in un campo di calcio. Tutto nasceva da un acceso contrasto tra Sesia e Tait, che provocava una feroce rissa sul terreno di gioco con protagonista un furibondo Cacciatori a spingere e strattonare lo stesso Tait e Otto.
Alla fine dei durissimi novanta minuti l’ Ancona soccombeva per 1-2 anche a causa dell’ autogol di Tentoni, ma non era finita qui. Incredibilmente i giocatori inglesi nel rientro verso gli spogliatoi scatenavano una violentissima caccia all’uomo nei confronti del tecnico anconetano, malmenandolo severamente e procurandogli lesioni così gravi al viso da venire ricoverato d’urgenza all’Ospedale di Torrette per una delicata operazione chirurgica all’occhio sinistro! Il calciatore Daish veniva sospeso e in segno di profondo sdegno l’Ancona prometteva di schierare la formazione Primavera nell’ultima decisiva partita della Coppa a Luton. Il 13/12/1995, dopo la sconfitta contro il Chievo Verona, una rimaneggiatissima Ancona, davanti a solo 2091 coraggiosi spettatori, ne rimediava ben cinque dal Luton Town, recitando al Kenilworth Stadium il suo ”Canto del cigno” internazionale e chiudendo in ultima posizione con soli tre punti.
Le altre apparizioni doriche in Europa erano altrettanto sporadiche, legate ad amichevoli internazionali piu’ o meno utili a preparare una stagione o ad intramezzarne un’altra. Tra le più importanti ricordiamo quella del 20/8/1982, contro l’ Unione Sovietica. Quel giorno, al Dorico, sotto la guida di Mascalaito e al cospetto di 6000 spettatori , Zandegù e compagni venivano travolti da u’ onda di cinque reti, ma la compagine guidata da Lobanovski e capeggiata dal grande Blockin era troppo forte per una squadra che si apprestava a giocare nel Girone B del Campionato di C1! Poi diversi incontri con squadre della ex Jugoslavia come il Rijeka e l’ Hajduk Spalato, in particolare quello del 7/9/2002, preparatorio alla trionfale stagione nel campionato cadetto, sotto la guida dell’indimenticato Gigi Simoni, artefice dell’ennesima promozione in Serie A. Di tutto ciò, ad un simpatizzante biancorosso come l’autore di questo pezzo, rimangono gli indelebili ricordi e gli oggetti da collezione: i programmi ufficiali e i biglietti d’entrata delle partite, le spille e medaglie celebrative, le sciarpe scambiate coi tifosi esteri, le foto sbiadite di stadi semivuoti e le guide della Coppa Anglo-Italiana. Ma crederci è stato bello, anche se a quei tempi non sentivamo sparato a tutto volume dagli altoparlanti dello stadio l’ inno della UEFA Champions League mentre le squadre entravano in campo..